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l’“uomo delinquente„ di c. lombroso 23

di spirito tale da non poter fissar l’attenzione, e che li rende di una credulità singolare.

Anche ai falsari e ai truffatori, cui occorre una abilità straordinaria ed un’intelligenza non comune, e una finezza d’accorgimento per condurre a termine i loro piani, spesso manca d’un tratto ogni potere di riflessione e cadono in atti che li danneggiano e illuminano la giustizia nei loro delitti.

Lo scherzo, l’umorismo che si rivela nel gergo, nei soprannomi, nei calembourgs che essi usano abbondantemente e che sono fenomeni di disgregazione associativa, se sono prova del loro cinismo, lo sono pure anche di una inferiorità intellettuale. Bugie, inesattezze, contraddizioni li fanno parere, quali sono, arrestati nello sviluppo cerebrale.

L’imprevidenza li equipara a dei veri imbecilli; anche grandi delinquenti, abilissimi nel preparare delitti, finiscono col tradirsi scioccamente.

Qualche carattere elevato e geniale non è escluso che possano avere; sono lampi fugaci, è un contrasto fra i due eccessi di cui l’uomo medio normale non è capace. Abbracciano le idee nuove, criticando con acume i difetti dei governi e delle istituzioni, e se raramente davvero geniali, lo sono col crear nuove forme di delitti, ad evadere con una astuzia meravigliosa dalle case di pena, a inventare nuovi mezzi di offesa. L’istruzione superiore dà in genere scarsissimo contributo alla delinquenza, però in alcuni delitti tiene il predominio. Nei letterati ed artisti meno frenati