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dolo massimo della Francia, colei che venne considerata la liberatrice della patria, che sventolò lo stendardo della nazionalità: Giovanna d’Arco. Già il Calmeil, nel suo De la folie considérée sons le point de vue pathologique, philosophique, historique, judiciaire, ne aveva fatta una comune allucinata, una vera pazza, notando però come questo stato particolare del suo sistema nervoso, infiammandone l’ardore guerriero, dava alla Pulzella d’Orléans un fascino quasi soprannaturale ed una genialità d’azione. Brierre de Boismont analizza il carattere e le allucinazioni di Giovanna d’Arco. Tutti gli storici convengono nell’attribuire a Giovanna un altissimo grado di intelligenza pari a quello degli uomini superiori, degli eroi, dei genî, “messaggeri, come dice Carlyle, inviati dalle misteriose regioni dell’infinito con delle novelle per noi„. Di allucinazioni Giovanna d’Arco non ebbe solo quelle dell’udito e della vista. Il tatto e l’odorato erano pure in giuoco, e durarono per più di sei anni senza cambiar di carattere, senza cessare d’essere in relazione colla sua grande missione.

Ell’era convinta di aver abbracciate le sante Caterina e Margherita, una viva luce si manifestava alla sua vista dal lato da cui essa sentiva le voci, ed un profumo soavissimo la colpiva allorquando le si disegnavano d’innanzi le figure degli angeli, degli arcangeli. Portò costantemente un anello che ritenne santificato pel contatto di Santa Caterina.

Questi fenomeni allucinatori e la successiva