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che spaventa tanto i buoni e pacifici borghesi, che si immaginano i seguaci di Lombroso come tanti pazzi pietosi, che abbiano a lasciar scorazzare, liberi di depredare ed uccidere come onda di barbari conquistatori, i delinquenti che cadono sotto il loro esame. No, non spaventatevi, o rigidi amatori delle vecchie formule e della immobilizzazione del diritto penale; come la Scuola Positiva, che nell’interesse della difesa sociale non ha romanticismi e affettività isteriche pci degenerati, così Morel, parlando di delinquenti, dice: “Ces types sont les personifications des diverses dégénérescences de l’espèce, et le mal qui les engendre constitue pour les sociétés modernes un danger plus grand que ne l’était pour les sociétes anciennes l’invasion des barbares„.



Il concetto che non si vuol comprendere, che si rigetta con orrore da tutti gli uomini d’ordine e che per la Nuova Scuola è la bandiera di combattimento, è vecchio di quasi un secolo, e fu intravvisto da una quantità di pensatori prima di Lombroso. Despine parlò di criminali per anomalie morali, per pazzia, per impeto di passione; Dailly nel 1865 sostenne innanzi alla Società medico-psicologica di Parigi che i criminali si dovevano assimilare agli alienati; Maudsley che la criminalità è una varietà di nevrosi; Bruce Thomson che i delinquenti non sono che dege-