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celui qui en porte le germe devient de plus en plus incapable de remplir sa fonction dans l’humanité, et que le progrès intellectuel, déjà enrayé dans sa personne, se trouve encore menacé dans ses descendants„.

E dimostrò che la trasmissione ereditaria di una degenerazione non consiste nella rigorosa riproduzione della deviazione patologica osservata negli ascendenti, ma in certe modificazioni generali dannose alla costituzione, al normale funzionamento dell’organismo psico-fisico nei discendenti. L’eredità patologica specifica della gotta, p. es., della tisi, del cancro, non è la degenerazione morelliana, perchè egli non vede nell’uomo soltanto un essere isolato e sofferente, ma un essere morale e sociale il sintomo patagnomonico della degenerazione è un’inettitudine più o meno grande alla vita sociale, è la incapacità intellettuale, è l’affievolimento morale. Ed è appunto qui il nodo che riunisce i due grandi nomi di Morel e di Lombroso. Entrambi dal seno di queste varietà di degenerati fanno uscire gli assassini, gli incendiari, i ladri, i criminali, insomma tutti coloro che costituiscono un pericolo sociale. E quando Morel dice che coloro che popolano le prigioni “ne sont ni extraordinairs, ni inconnus pour ceux qui étu dient los variétés maladives au double point de vue de l’état physique et de l’6tat moral des individus qui les composent„, si mette già nell’attitudine che deve assumere attualmente il medico dinnanzi al delinquente, quell’attitudine