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le catene degli alienati, si andava formando una valorosa schiera di alienisti quali il Bonacossa, il Bini, il Castiglioni, il Verga, il Biffi, ecc.

Morel, legato d’amicizia a Claude Bernard, trovava nel metodo sperimentale e nel rigore scientifico del grande fisiologo una guida sicura.

La parola stessa di degenerazione era usata per la prima volta a significare un complesso di fenomeni che come tale prima non aveva attirata l’attenzione. Si invertivano i termini. J. J. Rousseau affermava che la vita civile sociale era una depravazione dello stato di natura dell’uomo. Il lavoro, la fatica, la cattiva alimentazione delle classi povere si ritenevano più favorevoli alla salute degli agi dei ricchi. I moralisti della prima metà del secolo non erano certo entrati in uno spedale, nè avevano cognizione che i ricchi hanno una vita media che supera del doppio quella dei poveri e dei lavoratori. Nessuno prima di Morel aveva gettato il colpo d’occhio d’assieme sulla quantità di fatti, di analisi, di statistiche che collo sviluppo dell’igiene, dell’eziologia delle malattie in genere, dell’eredità, si erano raccolti. Non si ammetteva l’eredità patologica che per le affezioni similari. Morel definì invece così la degenerazione: “L’idée la plus claire que nous puissions nous former de la dégénérescence humaine est de nous la représenter comme une déviation maladive d’une type primitif. Cette déviation, si simple qu’on la suppose à son origine, renferme néanmoins des éléments de transmissibilité d’une telle nature que