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i fisionomisti nel seicento 127

gnomiche degli uomini cogli animali, parte questa già ampiamente trattata da Aristotile e ripresa da fisionomisti del 500. Mi fermerò solo alle note che si possono ritenere originali di Nequizio e specialmente a capitolo IX, dove imprende a parlare delle diversità dei caratteri anatomici e funzionali, e delle caratteristiche psichiche degli uomini e delle donne.

La dimostrazione della inferiorità della donna e specialmente della sua minore sensibilità, che si era ritenuta leggendariamente più squisita per opera di romanzieri, poeti e fisiologi conferenzieri per il pubblico femminile, è opera tutta moderna e non venne acclamata nel mondo scientifico che per l’opera insigne di Lombroso e Ferrero nel 1894.

Ora sentite Niquezio come svolge questo tema e giudicate se il gesuita del seicento non fosse assai meglio illuminato nelle sue osservazioni di quello che non lo siano stato tanti moderni:

“Si mulier virili forma praedita sit, virilibus quoque moribus affecta auguretur„. Incomincia dunque col porre nettamente la questione che le manifestazioni intellettuali della donna sono in essa fissate dalle particolarità anatomiche:

“L’uomo di grande corpo, d’ampio capo, di duri capelli, di collo largo, arcuato sopracciglio, grande occhio e splendido, volto vivido e colorito, carne dura e secca, estremità del corpo grandi e nervose, più sviluppato negli arti superiori, voce grave, è di vita più lunga„. Se-