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sussidiarsi di tutte le simpatie degli abitatori della valle del Po quella linea che ne realizzasse la possibilità a costo di capitare nelle vallate del Rodano e dell’Inn, e di dover indi tentare altri varchi ed altre deviazioni per entrare nel dominio del Reno.
Già il primo compito venne assunto dal vicino Piemonte col traforo, del Moncenisio con un ardire degno del miglior successo, benchè il problema lasci ancora nell’adottata soluzione molto dell’indeterminato. Quella traccia però sboccando nella val del Rodano inferiore, troppo si allontana dal centro del commercio europeo e trovasi a competere con elementi troppo sfavorevoli colla via di Marsiglia che giunge a Basilea, se non più breve, certamente più comoda e più piana, non avendo a superare nè l’Apennino di Genova, nè l’alpe di Bardonnèche; e se pur anche l’esito coronasse felicemente e rapidamente l’opera, non sarebbe mai di tale vantaggio pel commercio continentale che attinge le sue risorse al Mediterraneo, da tenersi soddisfatto e tranquillo sì da non tentare altre vie più brevi e più opportune.
E questa sarà per dargli il passo del Brennero il quale congiungendo naturalmente il Lombardo-Veneto colla Baviera, e mettendo in comunicazione la val di Po ed il Mediterraneo colle grandi valli del Danubio e del Reno, riunisce in sè tali e tanti elementi di prosperità che ancor mi sorprende come in mezzo alle polemiche che in argomento furono pubblicate a migliaja, nessuno statista o tecnico sia disceso a ragionarne comparativamente e con qualche diffusione. Non mancarono però persone che ad esso avessero rivolti i proprj studj.
Già il veneto ing. Qualizza, fino dai primordi dello sviluppo fra noi delle strade ferrate, aveva compilato un suo progetto per rendere praticabile questo passo alle locomotive, e ne pubblicava in tedesco i principali dati. Quegli studj benchè affrettati e basati ad elementi altimetrici spesso