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94 | I Vicerè |
sempre tenuta lontana da sè, e soprattutto pel gusto di contrariare l’inclinazione del figliuolo, lo sforzò invece a sposar la Grazzeri.
Giacomo non era più ragazzo, da obbedire alla madre per paura di castighi o di busse; ella aveva però un’arma più potente in mano, essendo padrona dei quattrini e potendo minacciare di diseredarlo. «Neppure un grano!» gli diceva, freddamente, facendo scattar l’unghia del pollice contro i denti; «non avrai neppure un grano!...» e la poca simpatia dimostrata a quel figliuolo e la passione per Raimondo e il matrimonio imminente di quest’ultimo confermavano la minaccia, facevano sospettare che ella l’avrebbe compiuta. Il principe che fino a quel punto non era riuscito interamente ad adottar la politica della finzione, dopo quest’ultimo e violento contrasto le s’inchinò, rassegnato e devoto, le prestò una obbedienza scrupolosa e cieca anche nelle cose inutili e ridicole, non parlò più se non d’amor fraterno, d’unione, di rispetto ai maggiori. Dentro, si rodeva; ed aspettando di cogliere il frutto di quella condotta, esercitava il proprio tirannico impero e faceva pesare il suo cruccio unicamente sulla moglie. Dal primo giorno del matrimonio questa fu trattata peggio d’una serva; non che volontà, non potè esprimere neppure opinioni; il principe l’addestrò ad obbedirgli a un semplice muover di sguardi; quando ella ebbe bisogno di comperare una matassa di cotone o un palmo di nastro, le convenne chiedere a lui i baiocchi occorrenti ― e in dote gli aveva portato centomila onze. La sua missione fu quella di dare un erede al marito, di perpetuare la razza dei Vicerè; compitala, ella fu considerata come una bocca inutile, peggio d’un lavapiatti; perchè i lavapiatti facevano almeno la corte alla famiglia, all’occorrenza davano una mano al maestro di casa; mentre donna Margherita non sapeva far nulla e non pensava ad altro fuorchè ad evitar contatti e vicinanze, con la manìa della nettezza e l’incubo dei contagi. Era del resto una creatura mite, senza volontà, cera molle che il principe plasmò a suo talento. In odio al figlio,