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92 | I Vicerè |
l’alterazione era più manifesta: Chiara e Lucrezia, quantunque fresche e giovani entrambe, non avevano grazia, quasi non parevano donne; la zia Ferdinanda, sotto panni mascolini, sarebbe parsa qualcosa di mezzo tra l’ebreo e il sagrestano; ed altrettante figure maschilmente dure spiccavano fra i ritratti femminili di più fresca data; mentre, negli antichi, le strane acconciature e gli stravaganti costumi, gli strozzanti collari alla fiamminga che mettevan le teste come sopra un bacino, le vesti abbondanti che chiudevano il corpo come scaglie di testuggine, non riuscivano a nascondere la sveltezza elegante delle forme nè ad alterare la purezza fine dei lineamenti. Tratto tratto, fra le generazioni più vicine, in mezzo alle figure imbastardite, se ne vedeva tuttavia qualcuna che rammentava le primitive; così, per una specie di reviviscenza delle vecchie cellule del nobile sangue. Raimondo rassomigliava al più puro tipo antico. Ridevano gli occhi alla principessa, quando lo vedeva, grazioso ed elegante, guidare, montare a cavallo, tirare di scherma; al primogenito invece dava altrettanti soprannomi quanti difetti trovava nella sua persona: l’Orso che balla, per la goffaggine; Pulcinella, per il lungo naso; il Nano, per la corta statura.
Così l’astio di Giacomo contro la madre e il fratello si manteneva sempre vivo; esso crebbe a dismisura quando donna Teresa colmò lo staio, dando moglie a Raimondo. La tradizione di famiglia, mantenuta fino al 1812 dall’istituzione del fedecommesso, vietava che nessuno fuorchè il primogenito prendesse moglie; e infatti, nella generazione precedente, nè il duca nè don Eugenio s’erano accasati; ma la principessa, come sempre, s’infischiò delle regole e pensò di trovare un partito a Raimondo prima ancora che a Giacomo. Morendo lei e lasciando ad entrambi la sua fortuna, la condizione dei due fratelli sarebbe stata eguale; ma in vita, non volendo ella spogliarsi di nulla, Giacomo, che doveva necessariamente ammogliarsi per tramandare il principato, si sarebbe arricchito con la dote della moglie,