Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
I Vicerè | 85 |
e umiliata, segregata dal mondo meglio che se fosse nella badia, perchè sotto la mano di ferro della madre; invisa ai fratelli maggiori ed agli stessi zii, tiranneggiata un poco anche da Chiara che per avere cinque anni più di lei faceva la grande; unicamente voluta bene e protetta da Ferdinando, col carattere del quale s’accordava molto il suo. Il Babbeo aveva già da badare a se stesso, non godendo troppe grazie in famiglia; ma dimostrava come poteva a Lucrezia il bene che le voleva. Maggiore appena d’un anno, egli giocò con lei, le diede i balocchi da lui stesso costrutti; più tardi, quando egli ebbe qualche nozione di lettere, quando apprese da sè a disegnare, a far minuti lavorucci, comunicò la sua scienza alla sorella per la quale non si faceva la spesa d’un maestro. Del resto la compagnia e la protezione di Ferdinando non fu la sola di cui godè Lucrezia: ella ebbe anche quella di donna Vanna, una delle cameriere: e la principessa, sempre accorta e sempre all’erta, non vide il pericolo che correva da questa parte.
La servitù, in casa Francalanza, era pagata poco e avvezza a tremare dinanzi alla padrona; nondimeno raramente qualcuno andava via se non era congedato, perchè tutti trovavano il mezzo di rifarsi moralmente e materialmente del cattivo trattamento. Il mezzo consisteva nel parteggiare secretamente per qualcuno dei figli o dei cognati contro la padrona, nel fomentare le ribellioni, nel far la spia: per questo v’erano altrettanti partiti, nel cortile, quante teste presumevano, su nel palazzo, di fare a modo proprio. Donna Vanna era dunque del partito delle «signorine»: come dapprima aveva incoraggiato la disperata resistenza di Chiara al matrimonio impostole, così più tardi venne narrando a Lucrezia la storia della sorella per dimostrarle le durezze e le strambità della madre; e le mise in testa che anche lei doveva maritarsi, e le diede la coscienza dei suoi diritti e delle sue qualità. Non era vero che ella fosse povera: la principessa poteva disporre solamente della metà della propria sostanza: l’altra metà an-