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68 I Vicerè

lungo abito della finzione e della mortificazione, di sfogarsi a parole come don Blasco. Nulla trapelò dei sentimenti che gli ribollivano in cuore: egli restò dinanzi alla madre riverente e sommesso come prima, prodigò dimostrazioni d’affetto veramente fraterno a quel Raimondo che godeva del posto usurpato; confermò, con una vita esemplare, la vocazione per lo stato monastico. Mentre don Blasco, grossolano, ignorante, avido di godimenti materiali, gozzovigliava coi peggiori monaci, giocava al lotto come un disperato per arricchire e portava tanto di coltello sotto i panni; don Lodovico, più fine, più istruito e soprattutto più accorto, più padrone di sè, fu additato come raro esempio di virtù ascetiche, come arca di dottrina teologica. Mentre lo zio, per vendicarsi del perduto potere mondano, pretendeva spadroneggiare nel convento, vociando contro l’Abate e il Priore e i Decani e i Cellerarii, bestemmiando San Nicola e San Benedetto e tutti i loro celesti compagni, il nipote parve mettere ogni cura nel farsi da parte, non nutrire altra ambizione fuorchè quella di studiare.... In cuor suo egli smaniava di prender la rivincita. Poichè si trovava per sempre chiuso là dentro, voleva arrivare, presto, prima d’ogni altro, ai gradi supremi. Ai Benedettini, infatti, c’era un regno da conquistare: l’Abate era una potenza, aveva non so quanti titoli feudali, un patrimonio favoloso da amministrare: le antiche Costituzioni di Sicilia gli davano il diritto di sedere tra i Pari del regno! Don Lodovico volle pervenire a quel posto nel più breve tempo possibile; compreso qual era la via da tenere, non se ne discostò d’una linea: nessuno potè mai rimproverargli il più piccolo trascorso, nessuno lo potè mai trascinare nei tanti partiti in cui si dividevano i monaci: appartato, quasi sempre chiuso in biblioteca, si guadagnava simpatie con l’umiltà del contegno, con l’obbedienza prestata ai maggiori ed anche agli eguali, con la stretta osservanza della Regola, con la fama di dottrina in brev’ora acquistata. Così era stato eletto decano a ventisette anni; ma, portato in palma di mano