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I Vicerè 659

stessi muri gridassero il suo nome... Il primo! il primo! Egli voleva essere il primo!...

La sera della vigilia c’era al palazzo un vero pandemonio: tutti domandavano: «Il principe?... Dov’è il principe?...» ma la gente di casa rispondeva che egli era presso lo zio duca, il quale stava poco bene. Nondimeno il lavoro progrediva alacremente, come se egli ci fosse. Erano venuti i rappresentanti di Giardona e Lisi, per concretare la lista degli uffici elettorali; frattanto si preparavano a partire coloro cui toccava andare a vigilare nelle sezioni rurali. A mezzanotte arrivò il principe. L’adunanza si protrasse fino alle due, quando partirono le prime carrozze per le sezioni lontane.

E il domani, costituiti gli uffici, cominciata la votazione, insieme con la notizia della vittoria del principe — perchè gli elettori dichiaratisi per lui erano migliaia, venivano apposta dalle villeggiature, si facevano trascinare alle urne sopra le seggiole se non potevano andare coi loro piedi — una voce si sparse, dapprima sorda, poi sempre più alta fra i seguaci di Lisi: «Tradimento, tradimento!....» Il principe, affermavano, s’era messo d’accordo, nelle ultime ore della sera innanzi, con Vazza; alcuni precisavano: «L’abbiamo visto noi entrare in casa dell’avvocato, verso le undici...» e sostenevano che lì si fosse complottato il tradimento, l’accordo coi clericali, l’abbandono di Lisi, fors’anche quello di Giardona. «Come, quando? Che diavolo infinocchiate? Il principe è stato in casa del duca, non si è mosso di lì!...» rispondevano i suoi fautori nel tripudio della vittoria già assicurata.

A palazzo, verso il tramonto, arrivarono i primi telegrammi delle sezioni di provincia; ma quei risultati non erano tutti egualmente favorevoli: i candidati locali avevano forti maggioranze; il posto del principe, nelle prime somme, oscillava fra il secondo ed il terzo. Consalvo, pallidissimo, aveva la febbre. Ma, come venivano i risultati delle sezioni urbane, la sua posizione si consolidava; del terzo posto non si parlava più;