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I Vicerè 655

corsa pazza. «Lo Stato dovrà dunque essere l’incarnazione della divina Provvidenza? (Ilarità.)» No, dove lo Stato non può arrivare, deve supplire l’iniziativa individuale: quindi Trade-unions, probiviri, cooperative, libertà di sciopero. Era così sciolta la quistione sociale? «No, ci vuol altro!»

Qualche signora sbadigliava dietro il ventaglio, la gente che desinava all’una se la svignava. Ma, finalmente, dichiarato che i problemi sociali «sono nodi gordiani che nessuna spada deve tagliare, ma che l’amoroso studio e l’industre pazienza possono sciogliere,» l’oratore passava alla politica estera. «L’assetto dell’Europa, sarebbe vano celarlo, risente ancora delle preoccupazioni della Santa Alleanza.» L’unità germanica doveva soddisfare gl’Italiani, ma forse il panslavismo era un fenomeno non scevro di pericoli. «Io credo che s’apponesse il principe di Metternich quando diceva.... Non sfuggì tuttavia all’ sguardo del conte di Cavour.... È certo che il concetto del celebre Pitt....» Sfilavano tutti gli uomini di Stato passati e presenti, entravano in ballo Machiavelli, Gladstone, Campenella, Macaulay, Bacone da Verulamio; l’oratore chiedeva a sè stesso: «Qual è la missione storica dell’Inghilterra?... Però la Spagna, se udisse la voce del sangue?...» Tutto questo, pel tradimento di Tunisi! «No, non è stata la Francia di Magenta e Solferino; è stata la Francia di Brenno e di Carlo VIII!...» L’uditorio si scosse un poco; gli stenografi annotarono: grandi applausi. Ma, gli antagonismi di razza si sarebbero un giorno composti; allora, sarebbero sorti gli Stati Uniti d’Europa. «Però, come ottimamente disse Camillo Benso,» la pace andava cercata nelle fide alleanze e nei forti battaglioni (Benissimo). «Ferve la lotta tra i sostenitori delle grandi navi e delle piccole: io credo che le une e le altre siano necessarie all’odierna guerra marittima. Caio Duilio distrusse la flotta cartaginese mutando la battaglia navale in terrestre. (Bravo! applausi.)» Così, «un giorno non lontano, rivendicati i nostri naturali