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644 | I Vicerè |
segno dell’Istituto Tecnico, ingombro di cavalletti, ornato di stampe e di gessi; il Coro di notte pieno d’attrezzi nautici; al posto dei grandi quadri, sugli usci delle camere, cartelli con l’iscrizione: Prima Classe, Direzione, Presidenza. Giù, nel cortile, i magazzini trasformati in caserme. Le generazioni di soldati e di studenti succedutesi dal Sessantasei avevano devastato i chiostri, rotto i sedili, infranto le balaustrate; i muri erano pieni di figure e di motti osceni, e i calamai lanciati come fionde pel corruccio delle bocciature o per la gioia delle promozioni avevano stampeto da per tutto larghe chiazze d’inchiostro.
Dinanzi a quella devastazione, Consalvo pensava adesso con un senso di rammarico alla morte del mondo monastico, che egli aveva vista con vivo tripudio. Ma allora — rammentava! — aveva quindici anni, era impaziente di prendere il posto che lo aspettava in società. Se gli avessero detto, allora, che egli sarebbe tornato un giorno a San Nicola per discorrervi dell’eguaglianza sociale e del pensiero laico!... No, egli non poteva assuefarsi a quest’ideale democratico contro il quale protestava la sua educazione e il suo stesso sangue. Lì, a San Nicola, forse più che a casa propria, egli era stato imbevuto di superbia signorile, era stato avvezzo a considerarsi d’una pasta diversa dalla comune.... Dove era la sua camera? Egli la cercava, al Noviziato, e non la trovava. Forse dove stava scritto Gabinetto di fisica. Un custode, facendogli da guida, narrava le magnificenze del convento, le feste sontuose, l’abbondanza dei conviti, la nobiltà dei Padri, e rammaricavasi mostrando le rovine presenti. «Qui stavano i novizii, tutti figli dei primi baroni: bei tempi! Adesso ci vengono i figli dei ciabattini!» Il prestigio della nobiltà e della ricchezza era dunque veramente imperituro, se quel povero diavolo parlava così d’una riforma che giovava ai suoi pari... Consalvo voleva rispondere: «Avete ragione...» ma il rumore di martellate che veniva dalla palestra gli rammentava la necessità di nascondere i proprii sentimenti, di rappre-