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I Vicerè | 61 |
che rifiutate il testamento, che chiedete quel che vi viene....
― Io non so, zio....
― Come non sai?
― Parlerò a Federico.....
Allora il monaco uscì fuori dei gangheri:
― E andate un poco a farvi più che benedire, tu, Federico, tutti quanti siete, compreso io, più bestia di tutti che me ne prendo!... Qui! ― ordinò a Baldassarre che andava a servire la contessa, e presa una gramolata, la bevve d’un sorso, per temperar la bile che gli saliva alla gola.
Suo fratello don Eugenio, zitto zitto, si ficcava a pugni nelle tasche paste e biscotti, ne masticava a due palmenti, ci beveva su bicchieri di Marsala, non acqua inzuccherata, come uno che non è certo di far colazione. Ciò nonostante badava ad approvare con grandi scrollate di capo Monsignor Vescovo, il quale, vedendo che il Priore don Lodovico rifiutava di rinfrescarsi a motivo che era vigilia, dichiarava al presidente: «Un angelo! Tutto quel che è interesse mondano non l’ha mai toccato! Vivo esempio di virtù evangelica....» e il presidente, con la bocca piena: «Famiglia esemplare!» confermava; «dello stampo antico!... Dove mettete quell’eccellente principe?» E il principe, finalmente, ridottosi in un vano di finestra con lo zio duca:
― Ha udito Vostra Eccellenza?.. ― gli diceva con riso amaro. ― Quel che pareva impossibile è vero!... La mia famiglia è rovinata!...
― Non credevo neppur io! ― esclamava il duca. ― Che gli avrebbe fatto una posizione privilegiata tra i legittimarii, sì; ma coerede?
― E perfino il quartiere qui in casa!... per farmi un’onta! La casa dei nostri maggiori ha da servire ai Palmi!....
― Dev’esser contenta la Palmi! ― diceva ora la cugina Graziella alla duchessa. ― Suo marito coerede!... Il povero Giacomo costretto a dividere col fratello!... A