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I Vicerè 59

sapeva bene che la felice memoria non avrebbe.... Un modello di testamento!... Che saggezza! Che testa!...

Monsignore, specialmente, approvava:

— Non ha dimenticato nessuno! Tutti possono essere contenti....

E Ferdinando, Chiara, Lucrezia, tutti e tutte ricevevano la loro parte di rallegramenti mentre il notaio e il giudice compivano le formalità del verbale. Ma don Blasco, che appena finita la lettura aveva ripreso a rodersi le unghie con più fame di prima, gironzolando intorno intorno come un calabrone, acchiappò Ferdinando mentre il presidente gli stringeva la mano e lo trasse nel vano di una finestra:

— Spogliàti! Spogliàti! Siete stati spogliàti! Spogliàti come in un bosco!... Rifiutate il testamento, domandate quel che vi tocca!

— Perchè? — disse il giovane, attonito.

— Perchè? — proruppe don Blasco guardandolo nel bianco degli occhi, quasi volesse mangiarselo vivo, quasi non potesse entrargli in mente l’idea di una sciocchezza come quella del nipote, d’una ingenuità tanto balorda.

— Per questo! — e giù una mala parola da far arrossire gli antenati dipinti; poi, voltate le spalle a quel pezzo di babbeo, corse dietro al marchese:

— Rovinati, spogliàti, messi nel sacco! — gli spiattellava, ficcandogli quasi le dita negli occhi. — Divisione legittimaria? E come fa i conti?... Se accettate cotesto testamento, siete gli ultimi.... — e giù un’altra mala parola. — I conti ve li faccio io, in quattro e quattr’otto! E per te la collazione dell’assegno che non avesti! E neppure una parola sul legato di Caltagirone! Dichiara che rifiuti, seduta stante!

Il marchese, sbalordito da quella furia, balbettò:

— Eccellenza, veramente....

— Che veramente e falsamente mi vai...? O credi che a me ne entri qualche cosa?... Io dico pel vostro interesse, bestia che sei!

— Parlerò a mia moglie.... — rispose il marchese;