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606 | I Vicerè |
Giovannino non si sarebbe maritato — e lei c’era per questo! — la ricchezza del futuro duca avrebbe dato le vertigini!... Ella quasi le provava, non comprendeva come Michele restasse indifferente a quell’annunzio, come le dicesse:
— Mamma, non penso a questo... Penso a Giovannino... Non lo vedete? Cupo, taciturno, certi giorni mi fa spavento...
Ella non vedeva nulla, era persuasa che Michele esagerasse; la soddisfazione le si leggeva negli occhi, si manifestava ad ogni atto, ad ogni parola. E Teresa la guardava, non comprendendo. Sola fra tutti, ella non sapeva del testamento del padre. Non udiva i borbottii dei parenti, non comprendeva le allusioni della gente. Aveva un fuoco ardente nel petto, un chiuso fuoco che la consumava a poco a poco... Perchè non lo aveva lasciato andar via? Perchè non aveva stornata la tentazione? E gli occhi di lui dicevano sempre: — Volete dunque farmi impazzire?.... —
Ella non poteva nè udire nè comprendere nulla, sotto il peso della tragica fatalità che sentiva aggravarsi tutt’intorno. A momenti pregava che l’agonia del padre durasse, perchè solo quell’agonia, quello spavento di morte la distoglieva dal pensiero cocente. Che sarebbe avvenuto dopo la morte del padre?... Poi, vedendo l’atroce supplizio del principe, s’incolpava di quella preghiera inumana...
Il principe moriva a pezzo a pezzo, tra bestemmie e preghiere, scoppii di furore e di pianto. Ora aveva paura di restar solo, ora la vista della gente sana lo rendeva furibondo. Nominata erede la figlia, respingeva anche lei, poichè, dovendo ereditare, anche lei doveva affrettar coi voti la sua morte. Nessuno gli parlava nè del testamento, nè di null’altro: bisognava, per accontentarlo, che egli stesso avviasse un discorso. Più spesso, la sua porta era chiusa: nessuno poteva penetrare fino a lui.
E una notte un servo corse in casa Radalì: il principe era agli estremi. La notizia fu comunicata al ba-