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56 | I Vicerè |
Ghiande, situato in contrada Pietra dell’Ovo, territorio di Catania, perchè conosco l’affezione particolare che egli porta a questa terra da me concessagli in affitto con atto del 2 marzo 1847. E perchè detto mio figlio abbia una prova speciale del mio affetto materno, intendo che gli siano condonati, come infatti gli condono, tutti gli arretrati della rendita da lui dovutami su detto latifondo in virtù dell’atto sopracitato, a qualunque somma essi arretrati siano per ascendere al momento dell’aperta successione.»
Testimoni e lavapiatti, con gesti e sguardi e sommesse parole, esprimevano una sempre crescente ammirazione.
«Restano così le mie due care figlie Chiara, marchesa di Villardita, e Lucrezia; a ciascuna delle quali, affinchè esse lascino la proprietà immobiliare ai loro fratelli e miei eredi, voglio che sia pagata, sempre a titolo di legittima, la somma di 10,000 (dico dieci mila) onze....» quasi tutti adesso si voltarono verso le donne con espressione di compiacimento, «tre anni dopo l’aperta successione e con gli interessi, dal giorno dell’apertura, del cinque per cento; restando naturalmente inteso che mia figlia Chiara debba conferire la sua dotazione di duecento onze annuali di cui ai suoi capitoli matrimoniali. Inoltre come prova di gradimento per le nozze da lei contratte con mio genero il marchese Federico Riolo di Villardita, le lascio tutte le gioie da me portate in casa Uzeda, che si troveranno a parte inventariate e descritte; intendo che quelle avite di casa Francalanza, da me riscattate dalle mani dei creditori, restino, durante vita della mia diletta figlia Lucrezia, a quest’ultima; ma poichè essa ben conosce che lo stato maritale non è confacente nè alla salute nè al carattere di lei, voglio che ella ne goda a titolo di semplice depositaria, e che alla sua morte vengano divise in eguali porzioni tra il principe Giacomo e il conte Raimondo miei eredi universali come sopra.
«Provvisto in tal modo all’avvenire dei miei figli