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si ridestavano in lei. Il confessore le metteva un altro scrupolo nell’anima: quello di spingere al peccato un’altr’anima; giacchè — ella non lo sapeva, ma era così — il minore dei Radalì minacciava di ribellarsi apertamente a sua madre....

Era falso; Giovannino non faceva nulla di tutto questo; aveva perduto soltanto la sua gaiezza, all’annunzio del disegnato fidanzamento del fratello. E Baldassarre, sempre più incaponito a combinare il matrimonio del secondogenito, non capiva più niente di quanto avveniva. Don Giovannino aveva sì o no fatto la corte alla cugina? La signorina aveva sì o no mostrato di gradirla? Il duca Michele era sì o no del tutto indifferente alla cugina come ad ogni altra, e voleva sì o no un gran bene al fratello? Allora tutto quel diavolìo donde veniva? Dal principe, cocciuto come tutti gli Uzeda... — ma Baldassarre, a un certo punto, si turava la bocca per non ripetere i giudizii della gente su quella casata — e dalla duchessa, che non per nulla era un poco Uzeda anche lei!...


Il centenario della Beata Ximena fu celebrato con pompa straordinaria. Per il triduo la chiesa dei Cappuccini, tutta rosse drapperie e frange dorate e tappeti fioriti, fu illuminata a giorno; le campane sonavano a festa, le messe che si seguivano a tutti gli altari chiamavano una folla sterminata di fedeli d’ogni stato. I discendenti della santa vi convennero anch’essi, ma in ore diverse, per evitarsi, dal tanto amore. La principessa e Teresa, il primo giorno, restarono un momento per impetrar dalla gloriosa parente la guarigione del principe Giacomo, da due settimane inchiodato a letto da misteriose sofferenze. Ma la solennità più grande era serbata pel terzo giorno, quando, dopo il Pontificale, il popolo sarebbe stato ammesso a contemplare la salma.

Già, per cura del Padre Guardiano, coadiuvato dal