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I Vicerè 549


— Mamma!... Perché dice questo?... Non sa che l’ho sempre rispettata ed amata come la mamma mia?...

— E sia!... E sia!...

Ah, perchè non aveva accanto la sua mamma vera, in quella triste ora che il bisogno d’un affetto sincero, d’una protezione gelosa era più necessario! La mamma sua non l’avrebbe lasciata sola, piangente, come la lasciava la madrigna, con queste sole parole per tutto conforto:

— E sia; dirò tutto a tuo padre! In fin dei conti, ci avrà da pensar lui!...


La principessa non riparlò più a Teresa del matrimonio, come se mai glie ne avesse tenuto parola. Neppure il principe le disse nulla; ma dal contegno mutato del padre, ella comprese che sapeva ogni cosa e che glie ne voleva. Da un giorno all’altro non le diresse più la parole, non la chiamò più per nome, parve non accorgersi della sua presenza; e dissipatasi dal suo volto l’aria di contento per le buone notizie della lite, egli si rannuvolò peggio che mai, riprese a montare in bestia per niente. La notizia cominciò a trapelare fra i parenti: i più giudicavano sciocca Teresa, che preferiva il barone al duca; alcuni la sostenevano, Consalvo tra questi. A lui non importava un fico secco della sorella, ma per dar prova di dottrina e di democrazia: «Vedete la forza del pregiudizio?» esclamava. «Vogliono dare mia sorella a un cugino,» e giù una lezione sui matrimonii tra consanguinei; «ma tra i due le dànno quello che non vuole, non quello che le piace; e perchè? Per una differenza di parole! Duca o barone!... Pazienza ci fossero dietro a questi titoli la ducea o la baronia!»

L’avversione della zia Ferdinanda e di Lucrezia ebbe nuovo alimento; quella sciocca preferiva il secondogenito al primo! Si opponeva alla volontà del padre! E il padre che non aveva saputo educarla a un’obbedienza più cieca!... Lo zio duca, coi piedi in due staffe, come