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546 | I Vicerè |
sorta. «Lavoriamo per la principessina!» dicevano esse con tono d’affermazione che voleva tuttavia provocare una conferma; ma la principessa non diceva niente; abbracciava invece più spesso del solito la figliuola, la guardava con una cert’aria come per dire: «Aspetta e vedrai!...» Teresa non le domandava nulla, ma comprendeva che il giorno della sua felicità era vicino. Baldassarre gongolava, annunziava il matrimonio senza tante reticenze: la cosa era sicura oramai: il principe non andava tutti i giorni in casa della duchessa, per regolare gl’interessi? Poteva esser quistione di settimane, e tutto il parentado avrebbe avuto comunicazione del lieto avvenimento.
Infatti, un giorno, a proposito di certe coperte da letto tra le quali non riusciva a scegliere, Teresa disse alla madrigna:
— Faccia Vostra Eccellenza. Per me sono tutte belle....
— Debbo forse usarle io? Non capisci che si tratta di te? — rispose la principessa.
Una viva fiamma salì alla fronte di Teresa. Ella trattenne il respiro ed abbassò le ciglia.
— Vieni qui!... — E, attiratala sul cuore, donna Graziella cominciò: — Si tratta di te, del tuo matrimonio... È venuto il momento di farti felice... Credevi che tuo padre non pensasse a te? Tanti affari, tante cure!... Ma adesso faremo tutto presto, vedrai!... — Stampatole un bacio in fronte mentre le reggeva il capo con tutt’e due le mani, esclamò: — Sei contenta di divenir duchessa?
Un momento, Teresa credè d’aver capito male. Battè le palpebre guardando negli occhi la madre, e ripetè come un’eco:
— Duchessa?...
— Duchessa Radalì, sicuro, ed anche baronessa di Filici, perchè il tuo secondogenito porterà questo titolo! Duchessa, e con molti ducati! Una delle più ricche! Tuo padre, perchè Consalvo s’è portato male con lui,