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542 I Vicerè

il padrone trattava gli affari ad uno per volta, bisognava naturalmente aspettare che la lite finisse del tutto perchè egli si decidesse a maritar la figliuola. Sciogliendo il riserbo che manteneva scrupolosamente sulle faccende dei padroni, Baldassarre dava quindi agli intimi l’assicurazione che, finita la lite, il matrimonio si sarebbe certamente combinato.

Il cavaliere pertanto cominciò a strizzar l’occhio a Giovannino, a parlar bene di lui dinanzi a Teresa, la quale si faceva di mille colori. «Quasi non si sapesse che sarà tuo marito!...» sussurrava alla nipote; e al giovane: «Quasi non si sapesse che sarà tua moglie!...» Egli li incoraggiava, dava all’uno notizie dell’altra, riferiva saluti e ambasciate, finchè chiese a Giovannino un piccolo prestito di mille lire. Il giovane le diede subito, e allora don Eugenio prese il volo.


V.


«Un sindaco a ventisei anni?... Dove s’è visto?... Bisognerà dargli nello stesso tempo un aio!... Avremo l’amministrazione delle balie!...» Ma le satire non attecchivano, tanto entusiasmo animava i partigiani di Consalvo Uzeda. In un anno che il principino era stato assessore, non s’eran forse visti in città continui miglioramenti, quanti non avevan saputo compierne in diciotto anni i suoi predecessori? I sergenti di città che prima andavano attorno bracaloni, unti e lerci, trascinando le sciabole arrugginite come vecchi spiedi, adesso, per opera sua, sfoggiavano divise nuove fiammanti, tutte mostreggiature, alamari e pennacchi da farli parere altrettanti ammiragli. E il corpo dei pompieri, con gli elmi lucenti e i pennacchi rossi come quelli dei soldati romani del Santo Sepolcro, non era tutta opera sua?... «Largo ai giovani! Largo ai giovani istruiti come il principino di Mirabella!»