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516 | I Vicerè |
cevano adesso affrettare e mancare tutt’in una volta il respiro. Anch’ella lo guardava, di tanto in tanto, senza vederlo bene, dal turbamento; ma tornava a casa felice e ridente quando lo aveva scorto anche da lontano, e si metteva a improvvisare al pianoforte, tremando da capo a piedi, come se egli potesse udire tutti i pensieri d’amore che ella confidava allo strumento, le divine speranze d’eterna felicità... In collegio, ella aveva composto talvolta qualche verso, per le feste delle maestre, per gli onomastici delle amiche: voleva adesso scriverne per lui, metterli in musica unicamente per lui...
Se fossi il pallido
raggio di luna
che a notte bruna
ti posa in fronte;
se fossi il zeffiro,
la lieve brezza
che t’accarezza...
Non riuscì ad andare più innanzi, ma si pose a comporre una romanza su quel tema, intitolato Se!... piangendo di dolcezza, quando non la vedevano, mentre le note appassionate s’involavano dal pianoforte.
In inverno, il barone Cùrcuma diede alcuni balli. Donna Graziella non aveva ancora condotto Teresa in società, prima di tutto perchè non intendeva che i giovanotti avvicinassero sua figlia, e poi anche perchè non aveva giudicato nessuna casa degna d’esser frequentata dalla principessina. Quella dei Cùrcuma, veramente, poteva passare; e poi il principe volle che tutta la famiglia vi andasse. Ma il cuore le parlava, a donna Graziella: giusto la prima sera, chi ci trovò? Giuliano Biancavilla!... Se quel petulante avesse conosciuto un poco il mondo, sarebbe rimasto quieto al suo posto; invece pensò di farsi presentare e di ballare con sua figlia!... Teresa tremava, nelle sue braccia; egli non le disse altro che qualche parola: «È stanca?... Grazie!...» ma pareva a lei d’essere in cielo, mentre la principessa