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I Vicerè | 515 |
di capelli come un arabo, ma fine, elegante e con gli occhi dolcissimi. Appena udì la proposta di don Cono, dette immediatamente gli ordini opportuni, e la principessa acconsentì che la figliuola avesse tutte le conferenze occorrenti col maestro, che era sulla sessantina. Ma quando il diavolo ha da ficcarci la coda! Donna Graziella, con tutte le sue precauzioni, non potè impedire che il giovane assessore mettesse, da lontano, gli occhi addosso a Teresa! Al teatro la guardava fiso, senza lasciarla un istante; al passeggio, la sua carrozza seguiva sempre quella degli Uzeda; perfino in chiesa si faceva trovare sul loro passaggio. Appena accortasi di quella commedia, la principessa riferì ogni cosa al principe, il quale lasciò cadere tre sole parole:
— È pazzo, poveretto.
E la lingua della moglie cominciò a lavorare. Un Biancavilla pretendere alla principessina di Francalanza? Forse perchè una Uzeda aveva sposato un Giulente? Poveretto, credeva d’avere a fare con un’altra Lucrezia, quell’assessore!... Nobili, sissignori: i Biancavilla erano nobili, ricchi anche; ma la loro ricchezza e la loro nobiltà non li faceva eguali ai Vicerè. «Guardate frattanto che ardimento e che petulanza! Far ciarlare la gente della mia figliuola!...» E con tutti i suoi discorsi, non s’accorgeva di diffondere più rapidamente la nuova.
In breve non si parlò d’altro in città. «Glie la daranno?... Non glie la daranno?...» Ma tutti riconoscevano che Biancavilla aveva posto gli occhi troppo in alto. Baldassarre, specialmente, non sapeva darsi pace. Egli voleva naturalmente che la principessina sposasse uno fatto per lei, un barone, a dir poco, ricco da mantenerla come una regina; e, pure aspettando che il principe facesse la sua scelta, in cuor suo aveva destinato alla padroncina il cugino don Giovannino. Questo frattanto era per lui certo: che la signorina non si sarebbe neppure accorta dell’esistenza di Biancavilla.
Invece, alla lunga, gli sguardi del giovane avevano attirato quelli di lei quasi per virtù magnetica e le fa-