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510 | I Vicerè |
soluta. Per ordine del principe, il giovanotto non venne più a prender i pasti con la famiglia: cosa che se dispiacque alla principessa e più alla sorella, fece a lui grandissimo piacere. Egli vide il padre un momento ogni giorno, per dargli il buon giorno o la buona sera; nè questi lagnossi più del mutismo e della solitudine in cui si chiudeva il figliuolo, anzi evitò egli stesso d’incontrarlo. Prima del famoso viaggio, quando i vizii e i debiti del giovanotto procuravano al principe stravasi di bile, moti nervosi e vere malattie, un dubbio era sorto nella testa di quest’ultimo: suo figlio era forse jettatore? E il dubbio adesso facevasi strada, quantunque egli non osasse manifestarlo. Ma perchè, dunque, tutte le volte che egli affrontava una discussione col figliuolo, gli veniva il mal di capo o gli si guastava lo stomaco? Perchè, durante la lunga assenza di Consalvo, egli era stato benissimo? In un altro ordine d’idee, quella conversione politica che aveva acceso il furore di donna Ferdinanda e coonestata l’impugnazione del testamento, non era un’altra prova di malefico influsso? Rivangando nella propria memoria, il principe trovava altre ragioni di credere a quel funesto potere: una vendita andatagli male quando il figliuolo aveva detto: «Sarà difficile ottenere buoni prezzi;» una scossa di terremoto prodottasi dopo che il giovanotto aveva osservato: «L’Etna fuma!...» Pertanto egli era adesso contento di non averlo più vicino; se lo incontrava per le scale, o traversando le stanze, rispondeva con un cenno del capo al suo saluto e tirava via; se c’era una necessità qualunque di stargli da presso, in salotto, quando venivano visite, gli parlava il meno possibile, scappava appena poteva.
L’unico mezzo di rimetter la pace in famiglia era che il giovane prendesse moglie e andasse a far casa da sè. Tanto e tanto, aveva ventitrè anni, e in Casa Uzeda gli eredi del principato s’ammogliavano presto. I lavapiatti, i pettegoli, i curiosi, tutti coloro che s’occupavano dei fatti dei Francalanza come se fossero i proprii, aspettavano con impazienza il matrimonio di lui e di Teresa,