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I Vicerè | 429 |
solo quello di casa Uzeda, chi aveva nel vestibolo la rastrelliera?... Del resto, Consalvo lavorava per conto suo a distruggere gli effetti della spilorceria paterna. Quando, dall’alto di un breack o d’uno stage, attillato negli abiti venuti apposta da Firenze, guidava come il più esperto cocchiere un tiro a quattro, fermandosi per far salire gli amici che incontrava lungo la via, avanzando poi tutti gli altri equipaggi, frustando come i suoi antenati i cocchieri che osavano contrastargli il passo, la gente si fermava ad ammirare, a ripetere il suo nome e il suo titolo con un senso d’alterezza, quasi un poco del suo lustro si riversasse su chi poteva salutarlo, su chi lo conosceva almeno di nome, sulla stessa città che gli aveva dato i natali. Se egli comperava o vendeva una pariglia di cavalli, se mandava via o riprendeva un cocchiere, se vinceva o se perdeva al giuoco, le notizie di questi avvenimenti facevano le spese delle conversazioni; la sua antipatia per la madrigna gli era ascritta generalmente a lode, spiegata com’era col rispetto da lui portato alla memoria della madre; tutti avevano interesse e premure di dargli moglie, e di tanto in tanto la voce d’un possibile matrimonio circolava per ogni dove, finchè, ripetuta dinanzi a lui, lo faceva scoppiare in una risata. Per ora egli voleva divertirsi; ci sarebbe poi stato tempo ad incatenarsi. E le sue visite assidue a questa od a quella signora, i vistosi regali che faceva alle cantanti ed alle attrici spiegavano la sua risposta: tornavano per Pasqualino Riso i bei tempi del contino Raimondo: il padroncino gli faceva guadagnare il pane.
Le sue gesta avevano anche un altro campo, meno elegante, ma altrettanto famoso. Insieme con gli amici più scapestrati, aveva combinato una compagnia che era, la notte, il terrore di mezza città. Armati di stocchi, di rivoltelle o anche di semplici coltelli, portavano a spasso le ciarpe d’infima classe, cantando a squarciagola, spegnendo i fanali del gas, attaccando briga coi passanti, facendo aprire per forza, a furia di schiamazzi e di sassate ai vetri, le taverne e le case pubbliche, giocando