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I Vicerè 417

gioia ho appreso ciò che fate per noi:» e così via per due pagine piene d’espressioni affettuose, fino alla chiusa che diceva: «Vostra affezionatissima e gratissima figlia, Teresa.» Scrisse anche al fratello, nello stesso senso; ma il principino, rispondendole, neppur nominò la madrigna, neppur fece un’allusione al prossimo matrimonio, come se mai ne avesse udito parlare. Due giorni prima della cerimonia, anzi, andò via con Giovannino Radalì ed altri amici, a caccia, dicendo che sarebbe rimasto fuori ventiquattr’ore; invece il giorno degli sponsali, quando il padre e la madrigna con gl’invitati andarono al municipio, egli non era ancora arrivato. Non arrivò neppur la sera, quando gli sposi tornarono dalla chiesa: uno scandalo straordinario, la servitù che mormorava, i lavapiatti sulle spine, la sposa che sorrideva per forza, Lucrezia che ripeteva ogni quarto d’ora: «Ma Consalvo? Perché non lo mandate a chiamare?...» nonostante le avessero spiegato parecchie volte che il giovanotto era in campagna, alla Piana. Il principe, un poco pallido, diceva che doveva esser capitata qualche disgrazia alla comitiva; infatti nessuno dei compagni di Consalvo era ancora tornato, e la duchessa Radalì e il duca Michele suo figlio mandavano ogni mezz’ora a casa, inquieti per il loro Giovannino. La barca capovolta, al Biviere? La carrozza ribaltata? Un fucile, Dio liberi, scoppiato?... Donna Ferdinanda era invece tranquillissima, sapeva bene che il suo protetto aveva dovuto combinar la cosa per non assistere alla cerimonia nuziale; e in cuor suo lo approvava. Bella sciocchezza, da parte di Giacomo, quella di dar a intendere che si ammogliava per non lasciar senza madre i proprii figli! I suoi figli non erano più bambini, da doverli allattare!... E poi, e poi, che grande autorità aveva esercitato su loro la madre! il principe non le aveva mai permesso d’attaccar loro un bottone! Adesso, invece, che si sarebbe visto? La pettegola cugina far da padrona in casa Francalanza!

La zitellona diceva queste cose, piano, all’orecchio di Chiara e di Lucrezia, le quali le ripetevano al marchese,

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