Pagina:I Vicerè.djvu/390

388 I Vicerè

sone, la pace tornò a regnare in famiglia. La cugina, affezionatissima, veniva giorno, sera e notte a tenere compagnia e a dare una mano alla principessa, che le era gratissima di tante attenzioni; venivano anche gli altri parenti, non più inviperiti come un tempo; gridavano, è vero, ogni tanto: don Blasco, per esempio, a motivo della soppressione dei conventi annunziata nel programma della nuova legislatura, o la signora donna Lucrezia contro il marito e i liberali; ma niente di positivo. Il principe, da canto suo, badava agli affari dell’amministrazione, ma senza più affaticarsi troppo, senza più tenere le interminabili sedute d’un tempo col signor Marco.


Ora un giorno, che fu giusto il 31 dicembre 1865, Baldassarre corse ad una chiamata del padrone il quale era nel proprio scrittoio in compagnia del notaro.

— Accompagna il notaio dal signor Marco e consegnagli questo biglietto, — gli disse il padrone.

— Eccellenza, — rispose Baldassarre, — è andato fuori mezz’ora addietro....

— Va bene; metterai dunque il biglietto sul suo tavolino. E voi, notaro, mi farete il piacere d’aspettare un poco.... Tu va a prendere un cartellino col si loca, di quelli delle botteghe; ce ne dev'essere, nel magazzino.... E attaccalo al balcone della sala del signor Marco.

Baldassarre, nonostante la sua abituale passività nell’obbedienza, restò un momento a guardar per aria. — Il si loca nel balcone della sala: hai capito? — ripetè il padrone che non amava dire due volte le cose.

— Subito, Eccellenza.

Corso a prendere il cartellino, il maestro di casa salì a quattro a quattro le scale dell’amministrazione, entrò nel quartierino del signor Marco, e lasciato il biglietto sulla tavola, aperse la vetrata e si mise ad attaccar l’appigionasi. Non capiva bene che cosa significasse quell’ordine nè quel che stesse per succedere; ma sen-