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I Vicerè 379

gandogli le proprie idee sull’avviamento della Banca Meridionale, che sotto la direzione di don Lorenzo Giulente doveva «venire all’aiuto dell’incremento industriale e commerciale» e «cooperare l’opera protettrice del governo,» sorrise impercettibilmente, scrollando le spalle, alla sfuriata del fratello; Chiara, preso in disparte suo marito, gli disse:

— Non dar retta a quel pazzo!... Tu hai fatto benissimo: comprane dell’altra. — E dopo un poco lo condusse via, prima che la società si sciogliesse, come faceva da un pezzo, senza che si sapesse la ragione della sua gran fretta di tornare a casa.

La ragione era questa: che Rosa Schirano, la nuova cameriera da lei presa a Federico, un bel pezzo di ragazza della Piana, bianca e rossa al pari d’una mela, era incinta per opera del marchese; e invece di cacciarla via, ella non capiva in sè dal contento. Questa era anzi la secreta speranza che l’aveva indotta a metter tante fresche ragazze a fianco del marito; poichè voleva un figlio di lui e non era buona di farlo, s’accontentava di quello di un’altra, le pareva naturalissimo circondare di cure quest’altra che Federico aveva fecondata; quasi la invidiava.... Ella stessa le aveva strappato la confessione dell’errore, e la ragazza impaurita e tremante era rimasta, giacchè la padrona, invece di buttarla giù dalle scale, le aveva detto: «Non t’inquietare; penserò io a tuo figlio!...» Da quel giorno Chiara non aveva avuto pensieri se non per la cameriera. Un certo senso di rispetto umano le aveva impedito di continuare a tenerla nelle proprie camere col ventre sempre più gonfio; ma giù nel cortile, nelle stanze che la moglie del cocchiere era stata costretta a cederle, la visitava tre o quattro volte il giorno, le mandava i migliori bocconi della sua tavola, la teneva nella bambagia.

Quando la cosa si riseppe, tutti i parenti, specialmente i fiutoni, don Blasco e donna Ferdinanda, cominciarono a fare un diavolìo, gridandole che dovesse cacciare a pedate quella ciarpa; ma Chiara, fingendo che Rosa