Pagina:I Vicerè.djvu/366

364 I Vicerè

le pugna e mordersi le dita e quasi spuntar le lacrime agli occhi... Ma giusto, finita la villeggiatura, tornati tutti in città, la parentela e la nobiltà si schierava col principe contro di lui. La cugina Graziella andava dicendo dovunque che neppure la causa civile sarebbe andata avanti, che i giudici avrebbero essi fatto un processo per falsa testimonianza a chi sarebbe venuto a deporre pel mancato consenso; figuriamoci poi la causa ecclesiastica!

E una domenica donna Isabella, che era scesa in città per far certe compere, tornò alle Ghiande con gli occhi rossi.

— Che hai? — le domandò Raimondo, quasi bruscamente, quasi pronto a sfogare contro di lei, causa prima di tutto quello che gli accadeva.

— Nulla... nulla... — e piangeva dirottamente.

Egli dovette alzar la voce per sapere il motivo di quel pianto. La sua amica aveva incontrato per via i Grazzeri e la cugina Graziella; la cugina s’era voltata dall’altra parte, Lucia e Agatina Grazzeri non avevano risposto al suo saluto, fingendo di non vederla..... Il giorno dopo egli salì a San Nicola, cercando del Priore.

Lodovico lo ricevette a braccia aperte, lo ascoltò con attenzione benevola. Raimondo gli disse, un po’ pallido: «Ti prego d’aiutarmi...» Invocava il suo appoggio per uscire dalla falsa situazione in cui si trovava. Era urgente legittimarla per una potente e nuova ragione che nessuno ancora sapeva, che confidava a lui prima che ad ogni altro: donna Isabella era incinta.... Con gli occhi quasi chiusi, il capo un poco piegato, le mani raccolte in grembo, il Priore pareva un confessore indulgente ed amico: non una contrazione del viso, non una dilatazione del petto svelava l’intima soddisfazione di vedersi finalmente dinanzi, sommesso e quasi supplice, il ladro che lo aveva spogliato, pel quale era stato bandito dalla famiglia e dal mondo.

— Tu puoi aiutarmi, mettere una buona parola... — continuava Raimondo, — far considerare che in fondo