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32 | I Vicerè |
Don Cono declamava, a bassa voce, l’altra iscrizione al canonico Sortini che aveva pescato tra la folla:
― Conciliar l’invenzione del concetto con la venustà della forma: difficoltà precipua dello stile epigrafico.... L’obolo.... centuplicato.... non so se mi appongo....
Adesso l’altar maggiore era tutto una fiamma, dai tanti ceri; il movimento dei frati e dei sagrestani cresceva; sul palco della musica accordavano gli strumenti, un clarino sospirava, gli archetti stridevano, un contrabbasso borbottava; e Baldassarre, aiutato dai camerieri di tutta la parentela, vestiti di nero anch’essi, faceva disporre due file di sedie pei vecchi e le orfanelle; le sedie, tenute alte sulla folla, parevano navigare sul mar delle teste, e poichè sempre nuova gente entrava a furia, la ressa era terribile. I fiati, l’odor di moccolaia, il caldo della giornata facevano della piccola chiesa una bolgia; alcune donne erano già svenute, in due o tre punti si litigava fra chi voleva spingersi avanti e chi non voleva tirarsi indietro; ma nessuno si decideva ad andarsene; e negli angoli, lungo i muri, avanti agli altari, i curiosi, gli scioperati rifacevano la storia della morta e della famiglia, ne commentavano le stravaganze:
― La cassa con tre chiavi!... Sarà tanto più difficile tornare a questo mondo!... E la tonaca e il rosario!... Tanta penitenza con un funerale da regina!
A voce più bassa le male lingue aggiungevano:
― Dopo l’allegra vita!...
Accanto alla pila dell’acqua santa, in mezzo a un crocchio di nobilastri invidiosi e a corto di quattrini, don Casimiro Scaglisi annunziava:
― E il principe? Non sapete che ha fatto il principe? Quand’ebbe la notizia della morte della madre, scappò al Belvedere senza far chiudere il portone, per avere il tempo d’arrivar solo alla villa, e senza avvertir Ferdinando alla Pietra dell’Ovo....
Alcuni protestarono: don Casimiro confermò:
― Se ve lo dico io!... Per aver tempo di maneggiarsi, di far sparire carte e denari!