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I Vicerè | 337 |
glie le facevano aspettare con impazienza. Le notizie di Sicilia gli avevano messo la febbre addosso, tanto che egli voleva subito far le valige; ma disgraziatamente era impedito da molte e gravi faccende, «tutte d’interesse del collegio e del paese.» Del resto, se voleva trovarsi fra i proprii concittadini, ciò era per avvertirli di non lasciarsi trascinare da Garibaldi. «Lo dico dunque a te che puoi farlo comprendere alle teste riscaldate, dove più insistente si cammina a nome del principio utopista, si corre sicuro al naufragio. Altronde il governo è deciso opporsi in tutti i modi a simile aberrato. Ed io credo che fa benissimo; anzi che ha perduto troppo tempo. Garibaldi dev’essere arrestato a forza; non si può permettere che una nazione di ventisette milioni è messa in orgasmo da un uomo che ha meriti distinti, ma pare aver giurato di farli dimenticare con una condotta che....» e qui due facciate contro Garibaldi. «Perchè poi, voltiamo la pagina, neppure il governo è libero, e non bisogna lusingarsi col non intervento; c’è la Francia che fa un casa del diavolo, Napoleone ha detto.... l’Austria aspetta un pretesto.... tutta l’Europa invigila....» e un altro foglietto di gravi considerazioni sulla politica internazionale. «Quindi ti raccomando di far comprendere queste verità agli amici, ed anche, anzi soprattutto, agli avversarii. Bisogna evitare un serio disastro al nostro paese, e tutti bisognano persuadersi del pericolo della situazione. Pregoti di parlare e occorrendo scrivere in questo senso; anzi sono sicuro che nella tua accortezza ti sarai già messo all’attuazione....»
Per la terza volta in tre ore, qualcuno dei suoi parenti lo spingeva così nella via da cui egli ripugnava. Il duca scriveva, escandescenze a parte, come don Blasco parlava; il monaco borbonico era, in fondo, d’accordo col deputato liberale; e sua moglie, chiusa in camera, gli teneva il broncio, complottava con la cameriera per indurlo ad abbandonare il suo posto.
La sera, ad una tempestosa riunione del Circolo Nazionale, dove il partito garibaldino e il governativo erano
I Vicerè — 22 |