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334 | I Vicerè |
di non transigere con la propria coscienza! Mi meraviglio che non son venuti ad arrestarmi!... Vengano, vengano pure!... — e pareva un leone, con gli occhi sfavillanti.
— Vostra Eccellenza si calmi.... — balbettava Giulente.
— Ho da calmarmi, anche? Mentre il mio paese è minacciato dell’ultima rovina? Quando vedo una bestia della tua cubatura batter le mani con gli altri, invece di evitare quest’inferno?...
— Ma in qual modo?
— In qual modo? Facendoli andar via! Si scannino in campagna, sul mare, dove piace loro, non dentro una città come la nostra, dove i danni sarebbero incalcolabili, dove ne andrebber di mezzo le donne, i vecchi, i bambini, i galant.... Vadano via a scannarsi dove gli piace; il mondo è grande!... Ecco in qual modo!...
Giulente rimaneva perplesso, non osando contraddire allo zio, ma non volendo neppure disdirsi dopo mezz’ora.
— Ma come fare? Tutto il paese è pel Generale....
— Tutto il paese? Prima di tutto, sei una bestia! Quale paese? I pazzi come te? E poi, quand’anche, ragione di più! Se il paese è per lui, se c’è entrato da trionfatore, che resta a farci? Fosse una piazza forte, capirsi; ma una città aperta ai quattro venti? Se ha da attaccar battaglia, vada altrove! Si porti chi vuole e ciò che vuole, e buon viaggio!...
Il monaco, a poco a poco, s’era venuto placando, e aveva detto le ultime parole quasi col tono di ogni altro cristiano; ma appena Benedetto osservò:
— E chi lo persuaderà?
— Ah, sangue di Maometto! — riprese col vocione di prima e un gesto furioso. — Parlo con una bestia o con un essere ragionevole? Chi l’ha da persuadere? Voialtri che gli state attorno! C’è una Guardia nazionale? C’è un’autorità qualunque? Tu, che cavolo sei? Capitano, buon cittadino, il diavolo che ti porta via?