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I Vicerè 303

pazzia vedrete!» Ella non sapeva ancora fino a qual punto fosse sincero....

Il capriccio di Raimondo per donna Isabella, in verità, s’era sedato appena soddisfatto; il chiasso della separazione, la paura di trovarsi qualche grossa responsabilità materiale sulle spalle, avevano gettato molt’acqua sul fuoco dei suoi desiderii. A Firenze, dove s’eran dato convegno, aveva deliberato di spezzare in un modo qualunque la catena da cui si sentiva avvincere, poichè egli aspirava alla vita allegra e varia, libera, principalmente. Ma, per la notizia del dramma domestico di cui era stato l’eroe, egli si vide posto più in alto nella stima degli scapati amici di Toscana, del cui giudizio faceva più conto che d’ogni altra cosa; la conquista d’una signora autentica come la Fersa gli procurava i sorrisi di compiacenza un po’ invidiosi dei rompicolli che prendeva a modello. E donna Isabella gli divenne pertanto meno indifferente; ma la gelosia della moglie finì di stringere quel vincolo nel punto che egli stava per giudicarlo increscioso. Tutte le volte che Matilde gli rivolgeva una supplichevole rimostranza, egli credeva suo dovere, come per una specie di compenso, di fare maggiori dimostrazioni di affetto all’amica; più sommessamente sua moglie lo pregava di non trascurarla, più smaniosamente egli andava via di casa. Ella sapeva com’era fatto, com’era intollerante di ogni ostacolo, d’ogni contrasto, delle stesse osservazioni; ma poteva forse tacere, fingere d’ignorare quel che avveniva? Poteva soffrire, senza neanche piangere, ch’egli la lasciasse sola, lunghi giorni, lunghissime notti, che trascurasse le sue figlie per andarsene con quell’altra, per mostrarsi pubblicamente in compagnia di lei, per condurre i proprii amici nella casa di lei come in un’altra casa sua propria?... E il giorno che s’era sfogata non contro di lui, ma contro quell’altra, Raimondo le aveva ingiunto di tacere, con la voce grossa, con gli sguardi cattivi, alzando la mano.... Quella triste scena era avvenuta la vigilia del giorno che suo padre, di-