dimenti, ed ella li aveva perdonati poichè tutti gli uomini ne commettono, le dicevano; poichè ella soltanto ne soffriva, silenziosamente, in fondo all’anima. Che cosa avrebbe potuto fare, del resto? Che aveva potuto fare dinanzi al pericolo più grave, alla minaccia terribile? Lasciarlo? Egli stesso l’aveva abbandonata!... Quando ella ripensava a quei due anni trascorsi in Toscana, a tutto ciò che aveva sofferto vedendo prepararsi e non potendo impedire l’ultima rovina, ella provava veramente come un bisogno di inginocchiarsi e di ringraziare il Signore, tanto miracoloso le pareva il ravvedimento di Raimondo. Poteva adesso sperare che durasse? Quante volte egli non era parso rinsavito, ed aveva poi fatto peggio? Due anni addietro, prima che scoppiasse lo scandalo in casa di Fersa, ella non aveva creduto che tutto fosse finito per lei? Alla notizia che quella donna era stata scacciata dalla suocera, ella aveva compreso la commedia della rottura rappresentata da lei e da Raimondo, e preveduto con lucidità straordinaria quel che poi era accaduto.... Nondimeno, la partenza pel continente l’aveva illusa ancora una volta; la lontananza, il tempo, gli svaghi mondani dei quali era sempre avido, non avrebbero distrutto nel cuore di Raimondo il ricordo di quell’altra? Ma colei doveva aver giurato di rubarglielo, ad ogni costo, se lo aveva raggiunto a Firenze, se erasi mostrata a lui da lontano, da vicino, per le vie, in società, tentandolo ovunque, dinanzi a lei stessa! Ella non accusava più Raimondo, non sospettava che fosse d’intesa con quell’altra, che avesse finto di fuggirla per ritrovarla più sicuramente. I suoi sospetti, le sue accuse gelose cadevano su quella donna soltanto; a Raimondo ella non rivolgeva se non preghiere indulgenti, l’umile scongiuro di evitarle nuovi dolori. Egli s’infuriava, negava come altre volte, la incolpava di volergli creare imbarazzi e pericoli, la riduceva al silenzio con le tristi parole che ancora le risonavano all’orecchio: «Quella donna è l’ultimo dei miei pensieri; ma se non la finite di vessarmi, farò qualche