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I Vicerè 299


— Pareva concedesse una grazia speciale, onorandoci della sua presenza! — continuava frattanto donna Ferdinanda. — Come se non si fosse trattato d’interessi suoi! Come se la colpa di ciò che è successo non fosse sua! E quella bestia che lo prega per giunta e che gli dà ragione! Per renderlo più presuntuoso ed arrogante!...

Benedetto, che le stava seduto quasi di faccia, badava a chinare il capo con un gesto continuo ed eguale, come un automa, e poichè la cugina cicalava piano con Chiara, e don Blasco, tirato pel bottone del soprabito il marchese, sfogava con lui, e il principe se ne stava quatto quatto, e la principessa più quatta di lui, quel gesto d’assenso e d’approvazione attirò alla lunga gli sguardi della zitellona.

— Mentre la ragione sta dalla parte di Raimondo, — continuava ella, — che giustamente non vuole lo spionaggio in casa, che non può tollerare la continua ingerenza del suocero in tutti i piccoli affari di casa propria....

Vedendosi guardato due o tre volte, Benedetto, mentre continuava ad approvare col capo, confermò:

— Il barone ha veramente un carattere troppo difficile....

Donna Ferdinanda non gli rispose, anche perchè in quel momento il marchese s’alzava, e Chiara con lui; ma, andando via insieme coi nipoti, fece un breve cenno del capo per rispondere al nuovo e più profondo e più rispettoso saluto del giovanotto.


Intanto il duca, giù nell’amministrazione, riceveva i delegati dei sodalizii e una gran quantità di elettori influenti e una vera processione d’ammiratori di ogni condizione che venivano a fargli atto di omaggio. La stessa scena della sera prima, ma più grandiosa; a poco a poco tutta la città sfilava dinanzi al deputato; per due persone che andavano via, quattro ne soprav-