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I Vicerè 287

mentre approvava con un gesto del capo, ma senza dir nulla, i discorsi del promesso.

Una sera egli rammentò il canonico Giulente, fiorito nel secolo scorso, celebre per certe opere di diritto ecclesiastico, specialmente pel grande trattato Del matrimonio. Raimondo, presente, pareva interessarsi a quel discorso.

— Nuova è la trattazione, — diceva Benedetto, — del capitolo sugli impedimenti, impedienti e dirimenti. Ho avuto per le mani molte opere sul soggetto; ma lo sviluppo, la ricchezza di testi e di commenti di questa sono davvero ammirabili.

— Sì, sì.... — confermò per quella volta il cavaliere; — l’ho letta anch’io.

— Come hai detto? — domandò Raimondo. — Impedimenti?...

— Impedienti e dirimenti.

— Impedimento impediente però, — fece osservare don Eugenio, — mi pare la stessa cosa.

— Eccellenza sì, — egli dava già dell’Eccellenza al futuro zio; — ma dicesi impediente per distinguerlo da dirimente; in altre parole: ostacoli che impediscono la celebrazione e ostacoli....

— Permetti! — interruppe il Gentiluomo di Camera. — Impedimento che impedisce è una bella stramberia! L’impedimento può forse favorire?

Benedetto ripigliò, con molta pazienza, la dimostrazione; ma il cavaliere ribatteva, cocciuto, che la «dizione» era sbagliata, nè tacque se non quando Raimondo esclamò, seccato:

— Ma zio, lo vada dire ai canonisti! Se questa è l’espressione legale! E i dirimenti, — domandò a Giulente, — quali sono?

— Gli impedimenti dirimenti sono quelli che annullano il matrimonio quando è già contratto.

— Cioè?

— Eh!... Se ne contano più d’una dozzina.... anzi quattordici, precisamente. Prima erano dodici, poi il