doveva venire e non era poi venuta, egli s’era quasi rallegrato del mancato ritrovo, divertendosi con l’Agatina Galano, quasi interamente dimenticando la lontana. Rivedutala, la tentazione era risorta, e allora i piagnistei di sua moglie l’avevano resa più forte; poi l’opposizione di donna Mara aveva messo nuova esca al fuoco. Era così fatto, che gli ostacoli lo eccitavano, lo rendevano smanioso e restìo come un puledro che sente il morso. Tuttavia s’era contenuto ancora, pensando all’avvenire, ai fastidii sicuri, ai pericoli possibili; ora, di repente, la consegna che gli vietava il passo in casa di lei gli metteva addosso una smania selvaggia di sfondare quell’uscio e di portar via quella donna. L’istinto sanguinario dei vecchi Uzeda predoni l’arrovellava; se avesse potuto, avrebbe fatto un eccesso come quell’avo che s’era buttato coi cavalli addosso al capitan di giustizia. Adesso, non tanto i tempi quanto le circostanze erano diverse; egli non poteva fare uno scandalo, gli conveniva piuttosto dissimulare, ricorrere alla politica ed all’astuzia.... Appena arrivato a casa, scrisse all’amica per dirle che aveva compreso «gl’ingiusti sospetti» dei suoi parenti, per lagnarsi che «in quell’odioso paese» non fosse possibile stringere e mantenere «le relazioni d’amicizia». La lettera fu recapitata per mezzo di Pasqualino Riso, cocchiere del principe, il quale la diede al cocchiere di donna Isabella, che gli era compare. Donna Isabella rispose immediatamente, per la stessa via, querelandosi della «schiavitù» in cui era tenuta, della sospettosa «cattiveria» esercitata su lei, ringraziandolo frattanto dei suoi «delicati» sentimenti, «dell’amicizia» di cui le dava prova e che ella ricambiava «di tutto cuore;» scongiurandolo però di «rinunziare a rivederla» per non urtare la suscettibilità di «certe persone». Era lo stesso che dirgli: «Fate di tutto per trionfare della loro opposizione....» I due cocchieri compari tornarono a vedersi tutti i giorni, a riferire ambasciate verbali: Pasqualino, di piantone all’angolo di casa Fersa, correva