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I Vicerè 173


— Voglio far due passi; mi sento bene.... — rispose, solleticato da quelle carezze, da quella sommessione di cane fedele.

— Li faremo insieme nella vigna.... Non c’è bisogno di andar fuori.... se è vero che mi vuoi bene.... me sola!... e che non pensi ad altri....

— A chi dovrei pensare?... esclamò Raimondo, con un sorriso fatuo di compiacimento.

— A nessuna?... A nessuna?... A colei?

— Ma a chi?

— Alla Galano?... quel nome le bruciava le labbra.

— Io? — rispose con tono di protesta. — Ma neanche per sogno!... Vorrei un po’ sapere chi ti mette in capo queste cose!

— Nessuno! Le temo io, perchè ti voglio bene, perché sono gelosa....

Egli rideva di tutto cuore, rassicurandola.

— Ma no! Che ti salta in capo!... E poi, l’Agatina!... Una che è di tutti, di chi la vuole!...

— È vero? È vero?... Allora, perché ci vai?"

— Ci vado perché mi diverto, perché è come andare al caffè, al circolo....

— Allora, la sera che prendesti l’infreddatura...

— M’inzuppai perchè l’acqua mi colse alla Ravanusa; puoi domandarne, se non mi credi!

Sì, ella gli avrebbe creduto, se la dolcezza con cui la trattava non fosse stata una nuova prova che aveva qualcosa da farsi perdonare.... Ebbene, che le importava, se era per questo? Qualunque fosse il sentimento che gli dettava quelle parole, esse erano buone, la toglievano, almeno per poco, al suo cordoglio. E con l’anima che riaprivasi alla speranza, ella lo udiva proporle:

— Del resto, ora che il colera sta per finire, andremo via tutti. Quando avrò sistemato gli affari della divisione con Giacomo, ce ne torneremo a Firenze. Ma per ora, se vuoi, faremo una corsa a Milazzo. Partorirai a casa tua; ti piace?