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164 | I Vicerè |
ſomma di denari alla Reina, con dvcento caualieri ſvoi uaſſalli in vn celato paſſo ſi pvoſe, et agvatando i real carriaggi gli tolſe i denari e qvanto di ſopra portauano, mandando a dire al Re ch’era lvi obbligato di pagar prima i ſeruiggi perſonali, e doppo ſodiſfar gli appetiti della Reina: ma ſdegnatoſi di qveſte attioni il Re moſſe contra di Blaſco graue gverra, che per l’interpoſitione di molti baroni piaceuolmente ſi disſtaccò, et ottenne la baronia di Almeira nonche poteſtà di poter imporre alle ſve Arme vn palo roſſo d’Aragona.» La zitellona gongolava, leggendo quella storia, e dopo averla letta la ripeteva al nipotino con linguaggio meno fiorito perchè egli ne intendesse meglio il senso: — Bel re, quello, eh? che si faceva servire dai suoi baroni e poi non voleva dar loro niente! Ma la pensata di don Blasco Uzeda non fu più bella? «Ah, non date niente a me che ho combattuto per voi, e pensate invece a mandar regali alla regina? Aspettate che v'accomodo io!...» — La sua voce tremava di commozione nel ripetere la storia della rapina, e i suoi occhi rapaci come quelli dell’antenato s’infiammavano della secolare cupidigia della vecchia razza spagnuola, dei Vicerè che avevano spogliato la Sicilia.
— E gli altri pali? — domandava il principino, che pendeva dalle labbra della zia meglio che se gli raccontasse le fiabe di Betta Pelosa e della Mamma Draga.
La zitellona sfogliava rapidamente il libro e piombava sul passaggio cercato.
— La «cagion di ciò auuenne ch’il predetto Gonzalo de Vzeda, eſſendo eccellente cacciatore, fv inuitato dal Re Carlo di andare a caccia nei boſchi ſvoi, il qvale inuito fv dal Gonzalo accettato, e mentre ognvno ſi procacciaua e’l Re medeſmo di ſegvire i Daini, Cinghiali, e Lepri, andò ſolo il Re appreſſo vn groſſo cinghiale, il quale aſtvtamente ſi trattenne nel corſo, ma perchè il cauallo del Re fvrioſamente di ſopra gli correua, nel paſſar impedito da qvuello, caſcò con tvtto il Re in vn faſcio per terra, il qvale reſtò con vna gamba