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Attraverso i boschi 89

in marcia salendo i primi contrafforti della montagna, ma attraverso a foreste sempre fitte e assai intricate.

Avevano già percorso un chilometro, quando lo Sciancatello si arrestò bruscamente, emettendo dei sordi brontolii e dando segni d’una certa agitazione.

— Ehi, Sciancatello, cosa succede? — chiese il marinaio. — Hai sentito qualche tigre? —

Il mias pareva ascoltasse con profonda attenzione, come se cercasse di raccogliere qualche rumore non ben distinto. Guardava le cime degli alberi, poi osservava i cespugli ed il suo volto manifestava ora stizza ed ora contentezza.

— Che sia impazzito? — chiese Piccolo Tonno.

— O che abbia una colica? — chiese invece il marinaio. — Ha divorato troppi banani di certo.

— No, — disse Albani. — Ha sentito qualche cosa.

— Ma io non vedo nulla, nè odo nulla.

— Pretenderesti di aver l’udito acuto come quel figlio dei boschi, Enrico? —

Ad un tratto l’orang dilatò fino agli orecchi la sua immensa bocca e uscì in uno scoppio di risa fragoroso.

— Ehi, Sciancatello! — gridò il marinaio. — Che i banani t’abbiano fatto l’effetto d’una solenne bevuta? Se ti sei ubbriacato, ti faremo una doccia, figliuol mio. —

L’orang non l’ascoltava più. Con un gesto imperioso aveva fatto cenno alle due scimmie di seguirlo e si era diretto verso un albero altissimo, coperto d’un fogliame folto assai e era messo ad osservarlo continuando a manifestare la sua gioia con scoppi di risa.

— Che lassù ci siano delle frutta ricercate dalle scimmie? — chiese il marinaio.

— Io non vedo che foglie, — rispose il mozzo. — Ma.... non udite questo ronzìo?...

— Sì, — disse il veneziano. — Oh!... Ora comprendo!... Non vedete lassù quel nuvolo d’insetti?...

— Sì, sì! — confermarono i due marinai.