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88 | Capitolo tredicesimo |
Allora le frutta si possono anche tagliarle, seccarle al sole e conservarle per molto tempo.
Se poi sono più giovani, si possono mangiarle in salsa, oppure quando sono vicine alla maturità, se ne possono fare delle fritture squisite. Andiamo a fare raccolta, amici. —
Quel bosco era meraviglioso, essendo formato da migliaia di piante. Fra i vegetali erbacei, nessuno rivaleggia coi banani per ricchezza di foglie e per maestà.
Queste piante, nei climi caldi acquistano proporzioni gigantesche, e non di rado le loro foglie raggiungono un’altezza di quattro o cinque metri ed una larghezza di uno e anche più.
Molte di quelle piante già reggevano a stento dei grappoli enormi, carichi di frutta allungate, un po’ curve, racchiudenti una polpa tenera e profumata. Ve n’erano di varie specie, ma il signor Albani diede il sacco a quelle chiamate pisang-mas, che dànno frutta più piccole, d’un bel colore giallo d’oro e che sono le migliori.
Accesero il fuoco all’ombra d’una pianta che aveva delle foglie mostruose e fecero una appetitosa colazione con banani maturi e con banani verdi cucinati sotto la cenere. Le scimmie e Sciancatello non furono dimenticati e fecero una vera scorpacciata di quelle frutta.
Mancava l’acqua, quantunque quel terreno fosse umidiccio, ma il signor Albani non tardò a scoprire, sul margine della foresta poco prima attraversata, dei nepentes.
Queste piante sono le più bizzarre che immaginare si possa. Appartengono alla specie degli arrampicanti e le loro foglie sono arrotondate in forma di vasi, forniti d’una specie di coperchio che si abbassa alla notte e si alza di giorno.
Durante la notte le piante assorbono l’umidità del suolo e la raccolgono in quei vasi, i quali ne contengono di frequente perfino mezzo litro. Non è però un’acqua limpida e fresca come generalmente si crede, servendo quei recipienti di tomba a numerosissimi insetti, ma basta per dissetare, essendo del resto buonissima.
Dopo un riposo di qualche ora, il drappello si rimetteva