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Attraverso i boschi 87

si possono scheggiare tanto sono resistenti le fibre di quel legno, ed una infinità d’alberi gommiferi preziosissimi.

Non mancavano però gli alberi da frutta. Di tratto in tratto, in mezzo a quel caos di vegetali, i naufraghi scoprivano dei mangostani carichi di frutta deliziose che dànno una polpa bianca, delicata, divisa in chicchi e che messa in bocca si fonde come un gelato; o dei manghi chiamati dai Malesi buâ-mamplan ma di qualità inferiore, essendo per lo più impregnati d’un forte odore di resina; o dei pombo, grossissimi e succolenti aranci, o dei nefelium che producono delle frutta racchiudenti una polpa bianca, semi-trasparente, succosa, dolce ma un po’ acidula.

I naufraghi non si lasciavano sfuggire quelle occasioni per fare ampia raccolta delle frutta migliori. Di ciò s’incaricava lo Sciancatello il quale si prestava colla miglior grazia del mondo, inerpicandosi sulle cime più alte delle piante per cogliere le frutta più grosse e più mature.

Verso le dieci del mattino, dopo aver percorso almeno sei chilometri, distanza ragguardevole se si pensa ai lunghi giri che erano costretti a fare per trovare dei passaggi ed ai numerosi ostacoli, si trovarono dinanzi ad una foresta di alberi forniti di foglie gigantesche, d’aspetto maestoso. Nello scorgerli, il signor Albani non potè frenare un grido di contentezza.

— Una foresta di banani! — esclamò. — Ci regaleremo una scorpacciata di frutta deliziose, amici miei, che potranno variare la nostra provvista di pane.

— I banani? — chiese il marinaio.

— Sì, Enrico.

— Io non li ho mangiati che come frutta.

— Ed io ti dico che possono anche surrogare il pane e che servono a fare dei piatti squisiti. Quando sono maturi, cioè quando l’amido è completamente scomparso tramutandosi in materia zuccherina, non servono che come frutta, ma quando le bucce sono ancora verdi, messi ad arrostire sotto la cenere, possono surrogare il pane essendo ricchi di fecola.