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86 | Capitolo tredicesimo |
I naufraghi, oltrepassata la piantagione di bambù che si estendeva su un lungo tratto di costa, s’internarono sotto i boschi, piegando un po’ verso levante, sembrando a loro che da quel lato la montagna fosse meno aspra e anche meno boscosa.
Si videro però ben presto costretti a rallentare la marcia, poichè quella parte della grande boscaglia era assai fitta e impediva loro di procedere direttamente.
Migliaia e migliaia d’alberi intrecciavano i loro rami frondosi o le loro foglie piumate, impedendo ai raggi del sole di penetrare fino a terra. La ricchissima e svariata flora malese, aveva là tutti i suoi campioni.
Si vedevano bellissimi alberi della canfora, coi tronchi così grossi che cinque uomini non sarebbero riusciti ad abbracciarli, e che esalavano un acuto profumo; degli splendidi sunda-matune o alberi tristi, così chiamati perchè i fiori di tali alberi, che esalano un profumo squisito, non si aprono che di notte; dei pergolati di pepe, piante sarmentose che si avviticchiano attorno agli alberi, che hanno le foglie somiglianti a quelle dei nostri fagiuoli e i cui granelli aromatici disposti a grappolini dapprima verdi, poi rossi e quindi bruni quando sono a perfetta maturanza; grandi upas, chiamati anche bohon-upas, snelli, alti oltre trenta metri e coperti di larghe foglie che formavano dei superbi ombrelli; noci moscate, piante somiglianti ai nostri allori, alte dai sei ai sette metri, già cariche di noci mature che esalavano acuti profumi; garofani coi rami già irti di quei mazzolini aromatici che vengono poi posti in commercio, quando sono ben seccati, col nome di chiodi di garofano; quindi, confusamente mescolati, stretti e avviluppati da lunghissimi rotang che formavano vere reti, si vedevano a centinaia alberi che producono il belzoino, ragia odorifera che scola incidendo il tronco di quella specie di abeti; alberi della cannella, alberi cotoniferi che producono una specie di bambagia serica, tecche colossali dal legno incorruttibile; alberi del ferro coi cui rami si fanno delle mazze pesantissime che non