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80 Capitolo dodicesimo

S’avanzavano in fila indiana, con una gravità ridicola, ed in silenzio. Scesero la sponda, si schierarono sugli scogli e si misero ad esaminare l’acqua con grande attenzione.

I due marinai, in preda alla più viva curiosità, non perdevano di vista alcun loro movimento.

Ad un tratto le videro volgere il dorso al mare e immergere in acqua le loro lunghe code pelose, facendole leggermente ondeggiare.

— Te lo dicevo io che venivano a prendere un bagno, — mormorò Piccolo Tonno.

— Alle loro code! — esclamò Enrico, crollando il capo. — Io credo che abbiano un altro scopo. Oh!... Questa è strana!... Hai mai veduto delle scimmie a pescare? —

Un quadrumane, dopo aver fatto una brutta smorfia come se avesse provato un acuto dolore, aveva ritirato prontamente la coda, imprimendole un rapido movimento innanzi e indietro. Qualche cosa che si era attaccato a quell’appendice balzò in aria, e cadde contro una vicina roccia con sordo rumore.

— Corna di cervo! — esclamò il marinaio, stupito. — Pescano i granchi!... —

Era proprio vero: quella banda di scimmie pescava i granchi di mare, usando d’un sistema curiosissimo, ma anche doloroso.

Trovandosi quei crostacei entro i crepacci subacquei delle rocce, i furbi quadrumani andavano a stuzzicarli colle code e quando li sentivano a stringere, con una mossa fulminea li strappavano dal loro elemento e con moto rotatorio li scagliavano contro i sassi della riva, rompendo i loro gusci.

Ciò fatto traevano colle adunche dita la carne saporita, che divoravano con grande avidità.

— Non ho mai veduto nulla di simile, — diceva il marinaio, sempre più stupito.

— To’!... Se noi le imitassimo! — esclamò il mozzo.

— E quale coda immergeresti?

— Le mani.