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78 | Capitolo dodicesimo |
dei bambù giganti, delle comode amache, adoperando dei pezzi di vele, un condotto d’acqua che partiva dalla sorgente scoperta in mezzo al bosco e metteva capo nel recinto.
Avevano inoltre dissodato un tratto di terra servendosi delle zappe fabbricate colle aste di ferro dei pennoni, sperando di trovare in qualche angolo dell’isola delle sementi utili, ed avevano scavato delle trappole, ma senza successo, poichè pareva che la grossa selvaggina avesse abbandonato quella costa.
Erano però riusciti a prendere alcuni volatili che avevano rinchiusi in una specie di uccelliera, costruita con molta pazienza dal marinaio, adoperando fibre di rotang e giovani bambù.
Per impadronirsi di quegli uccelli avevano dovuto procurarsi una specie di vischio assai tenace, ricavato dalla giunta wan (Erceola elastica), pianta rampicante appartenente alla famiglia delle apocinee, che fornisce una specie di gomma adoperata dai malesi appunto per prendere i volatili.
Con quel vischio erano riusciti a procurarsi parecchie coppie di buceros rhinoceros, chiamati comunemente tucani o calaosrinoceronti, grossi e stravaganti uccelli dalle penne nere sopra e bianche sotto, coda lunga trenta e più centimetri e becco enorme, lungo quanto l’intero corpo del volatile, di colore giallo-rossiccio e sormontato da una protuberanza ossea a forma d’una grossa virgola.
Avevano pure preso degli arghi giganti, uccelli superbi, più grandi dei pavoni, che pare portino un vero mantello di piume nere a striature biancastre e macchie rosso-brune, e che hanno delle code lunghe oltre mezzo metro, terminanti in due penne leggermente curve, ed alcune coppie di colombe magnifiche, chiamate così poichè sono le più belle e le più graziose di tutte. Sono grosse come i piccioni di Spagna, ma hanno le penne del petto d’una tinta azzurra con riflessi ramigni e quelle del dorso verdi-cupe con riflessi d’oro.
Questi uccelli si erano presto abituati e non fuggivano