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Mias Pappan e Boa Constrictor | 75 |
— Sì, amici: è un avversario degno del mias. —
Il veneziano non s’ingannava. I boa constrictor sono avversari capaci di tener testa alle tigri e anche agli orang-outan, poichè posseggono tale forza, da stritolare fra le loro spire perfino un bue.
Sono i più lunghi e i più grossi di tutti, poichè sovente arrivano ai nove e perfino ai dieci metri e hanno una circonferenza che eguaglia le cosce d’un uomo. Non sono però velenosi, ma sono forse più pericolosi degli altri, poichè quando riescono ad afferrare una preda non la lasciano più. Si accontentano però anche di prede piccole, di topi, di rane, di lucertole, di scimmie, ma, se riescono, non lasciano sfuggire nè le tigri, nè i babirussa, nè i tapiri, nè i mias quantunque soccombano di frequente nelle lotte con questi ultimi.
L’orang-outan, sentendosi imprigionare di colpo dal boa e vedendo sopra di sè la testa del rettile i cui occhi dardeggiavano su di lui sguardi d’ardente cupidigia, aveva lanciato un grido rauco, furioso.
Essendogli rimasto un braccio libero, afferrò il rettile sotto la testa e lo torse come fosse stato una pagliuzza, ma le spire non si sciolsero, anzi strinsero con maggior vigore, facendo scricchiolare la potente ossatura dell’uomo dei boschi.
Quella stretta doveva essere tremenda, poichè si vide lo scimmione dilatare spaventosamente la bocca come se l’aria fosse per mancargli, ed i suoi occhi, che mandavano sinistri bagliori, quasi uscire dalle orbite.
La sua robusta mano afferrò la testa del rettile e la schiacciò come fosse una nocciuola, poi coi piedi armati di quelle unghie robuste che con un sol colpo sventrano un uomo, si mise a lacerargli la coda, facendola a brani.
Il serpente sibilava di rabbia, perdeva sangue dalle due estremità, ma ancora non si decideva ad abbandonare l’avversario, e pareva che approfittasse delle ultime convulsioni dell’agonia per raddoppiare la stretta irresistibile.