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Mias Pappan e Boa Constrictor 73

Il mias però pareva che non avesse fretta di lasciare i bambù di sostegno e lo si udiva brontolare ed a soffiare proprio sotto la piattaforma. Pareva che fosse occupato a fare qualche cosa, forse a slegare i sostegni, poichè la capanna continuava a subire delle scosse fortissime.

— Signore! — esclamò il marinaio, volgendosi verso Albani, il quale cercava di puntare la cerbottana. — Se queste scosse continuano, la nostra capanna farà un tremendo capitombolo.

— Lo so, ma non riesco a scorgere quel dannato orang-outan — rispose il veneziano.

— Si tratta d’una scimmia, adunque?

— Sì, ma delle più formidabili e che può tenere testa a dieci uomini armati di fucile.

— Fulmini!...

— Zitto! —

In mezzo ai cespugli che crescevano presso il recinto, si era udito un grido, una specie di grido lamentevole che aveva qualcosa d’umano.

— Chi è che si lamenta? — chiese il marinaio stupito.

— Pare che succeda qualche cosa fra i cespugli, — disse Albani.

— Il mostro! — esclamo Piccolo Tonno. — Eccolo là, guardatelo! —

Infatti l’orang-outan, con un balzo immenso si era lanciato sui bambù esterni, e discendeva con rapidità fulminea.

Quello scimmione faceva paura. Era alto quanto un uomo di media statura; il suo petto ampio, tozzo, muscoloso, eccessivamente grosso era coperto d’un lungo pelame rossiccio; le sue spalle larghe, potenti, con un’ossatura enorme, dimostravano che quell’essere doveva possedere una vigorìa straordinaria, incalcolabile; le sue braccia lunghe un metro e più, nodose come tronchi d’albero, irte di muscoli, terminavano in certe manacce armate d’unghie robuste e leggermente arcuate e le sue gambe massicce, enormi, finivano