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60 | Capitolo nono |
— Sì, in capo a dieci o quindici minuti. Sembra che il principio venefico dell’upas, secondo le ultime ricerche fatte dai naturalisti, consista in un alcaloide vegetale e in un acido che non fu ancora determinato.
L’uomo colpito da una freccia avvelenata prova subito un tremito convulso, una debolezza estrema, poi un’ansietà penosa, difficoltà di respirazione, quindi vomiti, convulsioni tetaniche e spira fra dolori atroci.
— E non vi sono rimedi contro tale veleno?...
— È difficile la guarigione, però alcuni feriti sono sopravvissuti, essendo stati curati con grande quantità di bibite alcooliche. Anche l’ammoniaca si dice che abbia dato buoni risultati.
— Ma basta bagnare le frecce nel succo, perchè diventino micidiali?...
— No, bisogna prima lasciarlo condensarsi al sole, poi mescolarlo con altri succhi. Se avessimo del tabacco sciolto in un po’ d’acqua basterebbe, ma non possedendone, troverò di meglio.
— Un’altra pianta velenosa?...
— No, del succo di gambir. Ho veduto già parecchie di quelle piante e so dove trovarle.
— Il succo dell’upas solo non basterebbe?...
— Sì, ma perde facilmente le sue qualità venefiche, mentre mescolato al gambir le conserva per un anno. Andiamo a vedere se il pentolino è pieno. —
Il recipiente era già quasi colmo d’un succo lattiginoso, il quale continuava a scendere abbondantemente dall’incisione fatta. Il veneziano lo rimescolò con un bastoncino, poi affidò il pentolino al mozzo, dicendogli:
— Non temere nulla; il succo appena scolato non ha alcuna efficacia, e anche se delle gocce ti lordassero le mani, nulla ti accadrebbe. —
Si rimisero in cammino per tornare alla capanna, ma il signor Albani continuava a guardare gli alberi, come se cercasse qualche altro vegetale. Avevano già percorso mezzo chi-