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56 | Capitolo ottavo |
e d’occuparsi pel momento delle armi, poichè avevano notato tracce numerose di grossi animali nei dintorni della capanna. Essendo però troppo stanchi per intraprendere una marcia nell’interno dell’isola, avendo il signor Albani dichiarato che per avere delle armi potenti gli occorreva innanzi a tutto trovare un albero, ma che non aveva ancora scorto nei dintorni, il terzo giorno lo impiegarono nel fabbricare delle stoviglie. L’argilla non era stata dimenticata. Il previdente veneziano l’aveva tenuta all’ombra di alcuni cespugli, in un luogo umido.
Andò a prendere la grossa palla, la bagnò per bene e si mise a fabbricare dapprima una specie di pentola, un po’ informe è vero ma sufficiente pei loro bisogni, poi due pentolini e finalmente tre tondi.
Espose quei suoi capilavori al sole onde si seccassero a perfezione, per non correre il pericolo di vederli scoppiare esponendoli subito al fuoco, poi la mattina del quinto giorno li pose a cucinare a lenta fiamma.
Tre ore dopo i naufraghi della Liguria possedevano la loro pentola, i loro tegami, i loro piatti e perfino delle forchette e dei cucchiai di legno, fabbricati dal marinaio col legno duro d’un nipa, una specie di palma che cresceva presso la costa.
Quel giorno assaggiarono il primo brodo, avendo avuto le fortuna di uccidere con una sassata fortunata una cacatua nera che si era impigliata in mezzo ad un folto cespuglio spinoso.
I Robinson cominciavano già ad essere contenti.